L’ incontinenza urinaria è definita dalla 4° consultazione internazionale sulla continenza (ICI) come “ogni perdita involontaria di urina”. La precedente definizione della stessa consultazione era ‘qualsiasi perdita involontaria di urina tale da costituire un problema igienico e sociale’ ed è ancora molto utilizzata, in quanto pone l’attenzione sulle conseguenze che questo evento ha sul benessere del soggetto.
Questa condizione patologica, infatti, pur di natura benigna, è in grado di condizionare pesantemente la qualità della vita dei soggetti che ne soffrono.

In ambito femminile, questa problematica insorge spesso in gravidanza o nel post-partum ed è, purtroppo, ancora spesso sottovalutata dalle donne e talvolta anche dal personale sanitario. I dati di letteratura confermano la mia esperienza: affrontare questo problema tempestivamente, alla sua insorgenza, in soggetti giovani con una maggiore propensione al recupero dà risultati migliori nei trattamenti conservativi.
L’età media a cui l’incontinenza urinaria si manifesta è comunque di circa 50 anni ed aumenta con l’età.

Incontinenza urinaria: cosa fare e a chi rivolgersi

Rivolgersi tempestivamente ad un ginecologo o ad un urologo, preferibilmente specializzati nel settore dell’uroginecologia, è fondamentale qualora ci si renda conto di essere affetti da questa problematica. Uno dei principali problemi che ancora affligge chi soffre di questi disturbi, è infatti, il ritardo di diagnosi e terapia, troppo spesso legato al fatto che si sottovaluti il problema o non lo si riferisca per pudore.

Negli anni di esperienza che ho maturato presso il sevizio di urogiecologia ed urodinamica dell’ospedale Sant’Anna di Torino ho potuto notare come un uroginecologo sia in grado, attraverso una visita clinica poco invasiva e, spesso, in prima istanza, senza esami aggiuntivi, di inquadrare il tipo di incontinenza urinaria da cui la paziente è affetta e di consigliare la terapia più idonea per il caso. Spesso, invece, a completamento diagnostico, sono necessari alcuni esami specifici come esame delle urine, urocoltura, citologico urinario, ecografia perineale o indagine urodinamice. Questi esami non sono necessari in ogni caso, ma devono essere prescritti, a giudizio dello specialista, caso per caso.

Tipologie di incontinenza urinaria

Esistono diverse forme di incontinenza urinaria, le più frequenti sono:

Incontinenza da urgenza: è una forma di incontinenza che si presenta con perdita di urina associata ad un improvviso e incoercibile stimolo ad urinare, cioè ad una vera e propria urgenza a correre in bagno. Esiste anche una forma di urgenza senza incontinenza che si presenta in donne che riescono ad arrivare in bagno senza perdere urina in seguito allo stimolo, ma che sono comunque estremamanete condizionate dalla necessità di avere sempre un bagno nelle vicinanze. Questa condizione patologica è legata ad una contrazione involontaria del muscolo detrusore, il muscolo che normalmente è deputato a contrarsi per svuotare la vescica quando si decide di urinare. Questa iper reattività del muscolo detrusore è spesso idiopatica (cioè senza causa), ma in alcuni casi può essere legata a fattori irritativi (es. infezioni, calcoli, polipi o processi neoplastici vescicali).

 

Incontinenza da sforzo: è la forma di incontinenza che si manifesta con fughe di urina quando si ride, quando si starnutisce, al colpo di tosse o con sforzi fisici, tipicamente quelli che aumentano la pressione addominale (es. sollevare pesi). Questa forma di incontinenza può più facilmente presentarsi anche in donne giovani, tipicamente dopo i parti ed è legato ad alterazioni dei legamenti di sospensione delle vie urinarie o a meccanismi di incoordinazione neuro-motoria.
Incontinenza mista: si presentano le caratteristiche di entrambe le forme descritte sopra: perdite sia con lo sforzo che associate a stimolo impellente.Incontinenza da sforzoPer ogni forma di incontinenza sopra descritta esitono terapie specifiche. Esula dagli intenti di questo approfondiento fornire delle indicazioni terapeutiche specifiche, che possono essere fornite esclusivamente dopo una valutazione clinica complessa. Si possono però, a scopo descrittivo, sintetizzare le varie possibilità terapeutiche nelle diverse condizioni.
Incontinenza da urgenza: la terapia è in prima istanza di tipo farmacologico. Esistono preparati specifici di diversa natura che agiscono sul muscolo detrusore e lo mettono a riposo. Risulta importante in questi casi indagare, ed eventualmente trattare, eventuali fattori che agiscono da innesco di questa iper-reattività del detrusore. In questo caso la terapia sarà specifica per il fattore individuato. In caso di fallimento delle terapie farmacologiche o di intolleranza di queste esistono forme di trattamento di secondo livello quali la neuromodulazione sacrale o il trattamento con tossina botulinica.

Incontinenza da sforzo: la terapia di questa forma può essere:
riabilitazione del pavimento pelvico: una forma di fisioterapia specifica, eseguita in centri specializzati, con l’ausilio anche di macchinari specifici che aiuta a recuperare la coordinazione muscolare del pavimento pelvico.

terapia chirurgica: con una forma di chirurgia, di solito mini-invasiva e spesso con l’ausilio di protesi, si va a ricostituire l’integrità delle strutture di sostegno dell’uretra

terapia con agenti ‘bulking’: iniezione di agenti (normalmente collagene) che aumentano la competenza dello sfintere esterno striato dell’uretra.

Queste terapie non sono da considerarsi alternative o consequenziali, ma l’opportunità di utilizzare l’una o l’altra è frutto di una attenta valutazione clinica fatta dall’uroginecologo.

Incontinenza mista: in queste condizioni di solito si utilizzano le terapie sopra descritte in modo consequenziale o sinergico.

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